Essere genitore di un bambino che affronta lo studio del violino, o di un altro strumento musicale, non è facile.
Non è facile soprattutto se il bambino in questione è caratterizzato da una combinazione di fattori in contrasto totale tra loro:
distrazione e perfezionismo.
Ma cominciamo dall'inizio.
Quando BUH ha chiesto di iscriversi al corso di violino, immaginavo che per noi genitori sarebbe stata dura, ma solo a livello uditivo. Già temevo tutti quegli SSQQUIIIKK e SSCRRATT che ci si aspettano normalmente dall'incontro tra archetto e corde di un piccolo violinista in erba.
E invece no. Lui in un mese e mezzo di studio avrà grattato le corde sì e no 10 volte, di cui almeno 7 volontariamente, al solo scopo di esprimere il suo dissenso nei miei confronti.
Studiare violino gli piace, soprattutto quando è a lezione con il maestro, ma quando si tratta di esercitarsi a casa la musica cambia. Premetto che si esercita sempre volentieri, ma il momento del violino diventa sempre di più un terreno aperto di scontri madre/figlio, tanto che ieri sera, prima di iniziare i suoi esercizi, mi ha detto:
«Io gli esercizi li faccio, però poi qui finisce sempre male!»